D. – Ci puoi dire due parole per presentarti?
R. – Nato nel cortile della nonna mantovana nel lontano 1970, capra cinese, ariete Occidentale – zodiacalmente parlando, s’intende -, vivo nella ridente Brianza, precisamente a Bovisio Masciago, con una moglie di nome Cristina (Cris), il figlio Riccardo (Ricky) e con un centinaio di dinosauri di plastica che girano per casa. Amo le mozzarelle di bufala e non disdegno la pasta al pomodoro. Sono un grafico pubblicitario, ma con il pallino di organizzare eventi umoristici in lungo e in largo per la penisola con la presenza complice dei miei colleghi cartoonists. Mi piace andare nelle scuole a raccontarmi e raccontare la mia vita attraverso il disegno umoristico. Quando non so che fare prendo il mio pennarello e mi sposto a Milano per macchiare e schizzare qua e là le vie di Milano.
D. – Quando e perché hai iniziato a disegnare?
R. – Quando di preciso non lo so. So soltanto che a tre anni hanno chiamato i miei genitori dalla scuola d’infanzia – l’asilo, insomma – e con un pool di psicologi hanno controllato che i disegni che eseguivo fossero davvero miei e non dei miei genitori. Poi, con la crescita e con la lettura dei fumetti che acquistavo, la passione è aumentata e mi ha portato a conoscere nel tempo molti di quei disegnatori che nella mia infanzia ammiravo e che mi hanno di fatto spinto a diventare, per emulazione, un loro collega. Tra questi i primi che mi vengono in mente sono Carlo Peroni – alias Perogatt (Gianconiglio, Calimero e Slurp) -, Osvaldo Cavandoli – autore della famosa Linea della pentola Lagostina -, Marco Biassoni – che disegnò il Lancilotto dei caroselli della Pavesini- ma la l’elenco è molto più lungo. In definitiva il disegno per me è stato e continua a essere un modo simpatico per trasmettere emozioni, divertimento e allegria alle persone che mi stanno vicino, ma anche una grande opportunità per incontrarne di nuove.
D. – Ci puoi raccontare le emozioni della prima pubblicazione?
R. – OH SIGNUR!!! Le emozioni sono state tante per ogni disegno pubblicato. Ma voglio ricordare quella per me più simpatica della prima pubblicazione eseguita con l’amico e collega Marco Fusi. Ci conosciamo a un evento umoristico e subito pensiamo di realizzare un libro insieme. Prepariamo le bozze e poi spediamo il tutto con una certa dose di incoscienza alle grosse case editrici pensando di essere dei grandi autori. Passano alcuni mesi senza nessuna risposta. Poi un giorno ci chiama il responsabile editoriale di Comix-Panini che vuole fissare un incontro per valutare la pubblicazione del libro. Io quel giorno vedevo la scritta Comix ovunque. Bevo una bibita leggo COMIX, sul duomo anziché la madonnina campeggiava la scritta COMIX, prendo la metropolitana direzione COMIX… Insomma tutto era tappezzato COMIX! Si arriva all’appuntamento e si firma il contratto. Questa per me è stata la più grande soddisfazione anche perché mi trovavo a firmare il mio primo contratto per il mio primissimo libro.
D. – Quanti libri hai scritto?
R. – Bella domanda. Non ho mai contato… allora vediamo… ma debbo contare anche quelli dove ho collaborato con le illustrazioni? allora tra quelli come autore e quelli come collaboratore con i soli disegni si parla di 20 libri.
D. – Qual è il tuo metodo di lavoro?
R.– Non ho mai pensato a un metodo di lavoro preciso legato al disegno. Quando ho un foglio bianco davanti, d’istinto devo lasciare una traccia. Forse perché non amo il bianco? Boh… Ma la voglia di lasciare una traccia è più forte e quindi incomincio a descrivere una serie linee e di forme che mi portano a alla fine a realizzare una vignetta. Devo dire anche che mi piace “spiare” e “immagazzinare” espressioni e frasi che vengono dette in una giornata dalle persone a me vicine e con queste elaboro poi, rimurginandole, molte delle mie vignette. Forse questo è il mio metodo. Aggiungo poi che non amo le giornate tristi e cupe, quindi le mie vignette debbono sempre cercare di far sorridere e chi mi conosce sa che sono un tipo solare… e anche nelle difficoltà il senso dell’umorismo non mi manca mai. Penso quindi che il metodo di lavoro sia allegria…
D. – Progetti per il futuro?
R.– Tanti… tantissimi….. ma per scaramanzia non voglio parlarne. Per ora dico solo di voler proseguire con la mia matita a portare gioia e colore.
D. – Hai un saluto o una raccomandazione da fare ai lettori di questa intervista?
R. – Di sorridere e imparare a ridere, perché “un sorriso è una curva che raddrizza tutto” (Phyllis Diller)… e, se vogliono, di acquistare il mio libro. Non se ne pentiranno. Ciao.